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Luca Dante Ortolani

"La vita è come in teatro, bisogna interpretare sia parti belle che brutte se si vuol recitare" LDO

Luca Dante Ortolani

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Archivi categoria: Monologo teatrale

Tra poco Silvana torna!

Pubblicato il 2 Gennaio 2016 da lucas

Mia moglie Silvana è ossessionata dalle pulizie in casa. Beh, direte voi, qual’è la novità? Tutte le donne lo sono. Si, ma mia moglie Silvana è talmente ossessionata che quando ogni sera torno da lavoro, lei mi aspetta dietro la porta di casa, e tu credi che sia per darmi un bacio magari di benvenuto, invece lei mi guarda, fisso, negli occhi. E in quello sguardo, c’è dentro tutto il regolamento della casa.

Mia moglie Silvana è talmente ossessionata che io e mio figlio abbiamo perso la facoltà di fare la pipì in piedi come tutti gli altri uomini, noi no! noi seduti. Per non parlare di quando ci laviamo le mani… prova a laciargli qualche goccia sul water o sul lavabo! ti ucciderebbe sul posto e senza sporcare niente.

Mia moglie Silvana è talmente ossessionata che da quando ci siamo sposati, passa l’aspirapolvere dalle 8 del mattino alle 12, senza sosta!!! ha bruciato 54 aspirapolveri, ormai quello del negozio quando mi vede si strofina le mani, a Natale mi ha pure regalato il cesto, confezionato coi filtri di ricambio.35803741-l-uomo-seduto-su-un-sedile-del-water-con-i-pantaloni-e-boxer-gi

E’ proprio dopo il matrimonio che avrei dovuto capire tutto. Eravamo da poco sposati, era un fine settimana e stavamo a casa tranquilli, vabbé tranquilli ma con lei che: lavava, spolverava, stirava, puliva… fino a che ad un certo punto mi fa: “scendo a fare la spesa”. Io, finalmente solo, decido di approfittarne per andare al bagno. Prendo il mio giornale, mi siedo e faccio in pace tutti i miei bisogni… insomma, quelli impegnativi.

Dopo qualche minuto mi pulisco, mi lavo, asciugo tutto alla perfezione e esco dal ba… azz non ho tirato l’acqua del water!!! Rientro tiro l’acqua ma… niente… la… insomma, non va via. Ora il fatto è che avevo già pulito tutto e di prendere lo spazzolone che magari avrebbe sgocciolato sul pavimento, proprio non mi andava. Così metto altra carta igienica e tiro di nuovo l’acqua. Niente. Altra carta e ancora acqua. Niente, acqua e sempre più carta, acqua e carta e… azz l’acqua non va più via! ansi sale sempre più minacciosa. Cazzo, s’è tappato il water!! Vi giuro, in quel momento, nello specchio d’acqua giallastro, mi è sembrato di vedere lo sguardo di Silvana co tutto il regolamento!!!! Allora prendo lo spazzolone che mortacci sua manco sgocciola! Provo a spingere giù, ma niente, non si stappa.

E’ allora che sento una vocina: “Tra poco Silvana torna”. Noooo, e chi la sente? devo svuotare il water, devo pulire, devo rimettere tutto in ordine. Vado in cucina e cerco qualcosa da infilare nel water per togliere l’acqua. Un secchio? no, troppo grande, una pentola, ecco, si. Prendo quella d’alluminio, quella che non usiamo mai così poi la butto. Torno nel bagno e con delicatezza la affondo nel water per raccogliere: l’acqua, la cacca e un mucchio di carta igienica. E ancora la vocina: “Tra poco Silvana torna”.

Ora il problema è: “dove diavolo la svuoto la pentola?”. Esco in balcone dove ci sono i vasi dei fiori e delle erbe aromatiche, certo… è concime penso… però è meglio che annaffio solo i fiori. Mentre rientro, l’occhio mi va al pavimento del salone e mi accorgo che sto lasciando orme di merda. Va beh, dopo pulisco pure quello. Torna la vocina: “Tra poco Silvana Torna”.

Devo correre, devo rimettere tutto in ordine. Riaffondo la pentola nel water, ma proprio mentre sto per uscire, quella merda di pentola di alluminio cede, si stacca il manico e tutta l’acqua, la cacca e la carta igienica cadono sul tappeto nuovo, quello di IKEA. “Non tornare Silvana ti prego!!!”.

Vi state chiedendo come ne sono uscito? Semplice, non ne sono uscito, perché dopo 12 anni sto ancora insieme a Silvana. Il fatto è che se non ci fosse gente come me, non ci sarebbe gente come Silvana. E’ come lo Yin e lo Yang. In compenso quell’anno sul balcone vennero fuori dei fiori belli e rigogliosi.

Pubblicato in Monologo teatrale

Io che non so perchè mi chiamo

Pubblicato il 20 Dicembre 2015 da lucas

Io ho un serio problema di identità. Sapete no? esistono i modi più disparati per chiamarci. Ci sono persone che hanno nomi buffi tipo Silvestro, Vinicio, Gaspare e fin qui niente di male, anche se ti viene da pensare, cazzo papà, c’avevi 9 mesi per pensarci! Persone che c’hanno il nome storico, eppure lì te ne fai una ragione, tipo Benito o Adolfo… Silvio. Poi ci sono quelli che hanno doppi o tripli nomi tipo Francesco Giuseppe o Antonio Maria Edoardo, ecco, io vado oltre.

A casa mia 42 anni, fa si sono inventati qualcosa che nessun altro aveva fatto prima. Perchè tu decidi il nome di tuo figlio e poi lo scrivi all’anagrafe. A casa mia no. Tu scrivi un nome all’anagrafe ma poi te ne freghi.. te ne freghi!

Io me lo immagino quello dell’anagrafe “allora come lo chiamiamo ‘sto bambino?” e mio padre “Dante! lo chiamiamo Dante” e io bambino, che mi sento chiamare da papà per la prima volta emetto un vaggito di gioia “ueee!” e lui “Ah Luca! sta bono su!”…. Luca???? il dramma!!

Proprio all’anagrafe, è stata l’ultima volta che mio padre mi ha chiamato “Dante”, lui, perchè invece da quel momento a scuola tutti mi chiamavano Dante e a casa tutti mi chiamavano Luca. Ma io dico poteva chiamarmi Silvestro e basta? Pure Silvio va! Ovviamente mia sorella Cristina all’anagrafe si chiama solo Samantha, mia madre Graziella è Laura e mio padre Massimo è Alberto. Siamo in 4 ma è come se fossimo in otto.

Il motivo? Vi giuro non l’ho mai capito. So solo che ho odiato essere Dante per anni. Beh perchè Dante andava a scuola… poi va be ce s’è messa pure la canzoncina… la canzoncina “Dante lo scureggiante ne fa una ne fa tante, ne fa una al limone fa scappar tutto il Giappone”… beh allora??? che te ridi????? Luca, Luca invece è un’altra cosa, con Luca stavo a casa o con gli amici, con Luca ho scoperto l’amore, la famiglia. Dante invece lavora, beh si, al lavoro, come da carta di identità sono Dante.

Oggi dopo 42 anni ho le idee più chiare e so esattamente cosa vorrei fare ma non so come… diventare una terza persona, pure Silvio va, ma con una terza vita, sconosciuta a tutti, e magari un nuovo indirizzo. In zona caraibica, più o meno.

Pubblicato in Monologo teatrale

Eguali in dignità e diritti

Pubblicato il 28 Ottobre 2013 da lucas

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”

Così inizia l’elenco dei “diritti umani” trascritti un bel po’ di anni fa, su una dichiarazione firmata dalle giovani Nazioni Unite. A leggerli ti viene da pensare che forse non c’era nemmeno bisogno di scriverli. Insomma, si ha la sensazione che sia quasi scontato che uno dovrebbe avere dei “diritti umani”. Ad esempio, il diritto alla vita… ti pare che qualcuno nel momento in cui dovresti nascere può decidere per te che tu non debba farlo?ur

Ma poi a ben pensarci, ti rendi conto che forse non a tutti viene in mente questa cosa dei diritti e del fatto che tutti dovremmo averne. Magari qualcuno non sà che siamo tutti “liberi ed eguali in dignità e diritti” non sà che c’è una dichiarazione! Certo! per forza, sennò perché quelli con la pelle nera che nascono al di sotto di certi paralleli, insomma non mi sembra abbiano la stessa nostra dignità e gli stessi nostri diritti, ma soprattutto che siano liberi. Continua a leggere→

Pubblicato in Monologo teatrale

L’importanza delle parole

Pubblicato il 30 Giugno 2013 da lucas

“Questo componimento è frutto di un esercizio condotto all’interno di un laboratorio teatrale. Lo scopo era quello di farsi suggestionare da alcune immagini e di rappresentarle poi attraverso una propria performance… tempo a diposizione: 1 notte”

 

Avete mai pensato alla vita delle parole? A come nascono, a come entrano dentro di voi, a come nel tempo cambiano di significato? A come, a volte, avresti voluto fargli cambiare significato. Le parole servono a comunicare… si… ma quando non hai parole come fai? baahh, baaaahh, baaaaaahh, mio figlio 2 anni dice solo bah, è tutto bah, la pappa bah, i giochi bah, le ninne bah… ma chi cavolo glielo ha insegnato?…. bah!

Quando non hai parole come comunichi? Come mio figlio? Quando nessuno te le ha insegnate e quelle che ascoltavi erano troppo difficili da capire o da ripetere, beh allora si capisce: “bah!” Ma io nemmeno quello dicevo. Nel mio collegio le parole… tutte le parole facevano solo rumore… e quando ascolti rumore, impari solo a fare rumore.

Quello era tutto il mio mondo e per quanto “stretto”, per me era completo, perfetto, come una piccola nave, sulla quale trovai ed imparai tutte le parole di cui avevo bisogno, beh, tranne qualcuna. Erano le parole “prime” quelle che gli altri, a parte mio figlio, imparano “prima”… e che io capii solo dopo: mamma… papà… fu da quel momento che compresi l’importanza delle parole.

Noi viviamo di parole, siamo fabbriche di parole, fabbriche che usano materia prima prodotta da altre fabbriche… “parole”… parole su parole.

Ci sono parole per le quali le persone muoiono: fame, cancro… libertà. Ci sono parole che ti creano immagini… per me parole come: tenebre… o luce. Ci sono parole che hanno suoni bellissimi tipo: silenzio, sussurro. Ci sono parole che nella vita ti apriranno un sacco di porte… si, anche “spingere” e “tirare” ma soprattutto “Grazie” e “Per favore”. Ci sono parole che… “se mi fossi stato zitto!” Si ma pure: “eeehh se avessi parlato!!!” Ci sono parole che non ci dicono niente ed è solo un blah blah blah. Ci sono parole che fanno ridere da sole… “puzzetta!”… perchè a mia figlia fa ridere la parola puzzetta? Sapete qualcosa che io non so di mia figlia? Ci sono parole che Ruzzle capisce, ma tu che sei Italiano giureresti su tua madre che non esistono, poi però fai i punti e allora fingi che la sapevi. Ci sono parole che: wifi, wireless, usb, bluetooth, CD, DVD, HD, PD, PD-L. Ci sono parole che “supercalifragilistichespiralitoso se lo dici forte avrai un successo strepitoso!”. Ci sono parole che “li mortacci tua!”… provate a dirlo in altre parole! Ci sono parole che sono… nuove… giovani: “bella raga, bella frate, bella zio… stai sciallo”.

Poi… ci sono parole che non occorre pronunciare e si nascondo dietro a sguardi, a gesti o a semplici silenzi… spesso sono quelle più importanti. Parole che ci sono mancate e che avremmo voluto sentirci dire, ma che nessuno ha mai pronunciato.

Infine, ci sono parole che ti segnano, profondamente, e che da quel momento diventano la chiave di una porta indelebile tra il tuo presente, ed un passato che vorresti solo cancellare.

Quanto sarebbe bello se le parole avessero un costo… se quelle più importanti costassero tanto, e quelle innocue fossero anche gratis. Sarebbe un mondo migliore. Si darebbe molta più importanza alle parole…. anche se… poi accadrebbe che in pochi, i ricchi, quelli che se lo possono permettere, parlerebbero… tanto per parlare e in molti, i poveri, non potrebbero permettersi di parlare… sarebbe un mondo… bah!

Pubblicato in Monologo teatrale

In Farmacia

Pubblicato il 24 Giugno 2010 da lucas

L’altro giorno vado dal dottore per via di un forte mal di schiena e lui dopo la visita mi fa la ricetta delle medicine. Mia moglie subito: “questa ce l’ho… questa forse…” arriviamo a casa e con fare disinvolto mi dice “guarda nel cassetto delle medicine“. Io senza rifletterci troppo, apro il cassetto e sbraaaaa… centinaia di migliaia di scatolette di medicine di ogni tipo. Le guardo per tre secondi.. immobile… poi, senza nemmeno toccarle, le dico: “non c’è” – “ma… hai visto bene?” fa subito lei, e non è che avevo dubbi su quello che mi avrebbe risposto. Che cerco a fare se dopo 10 minuti di ricerca che non trovo niente, arriva lei infila la mano senza guardare e estrae il coniglio dal cilindro?. Insomma, viene in camera, inizia a cercare e puntualmente trova la medicina e puntualmente… è scaduta! Centinaia di scatolette di medicine… e quella che mi serve è scaduta. Continua a leggere→

Pubblicato in Monologo teatrale

Voi da lì

Pubblicato il 20 Marzo 2009 da lucas

Voi da lì, li sentite questi odori? L’odore delle gelatine cotte dai fari roventi, l’odore di stantio delle tende e dei feltri appesi lì da anni, l’odore del sudore che goccia dopo goccia ha bagnato queste tavole, l’odore del tempo che qui non sembra mai passare.

Voi da lì, come lo vedete il mondo? Io lo vedo attraverso questo riquadro di drappi. Il mio mondo è così… piccolo… da qui a la… ma può contenere tutto quello che voi avete la fuori. Può farmi diventare quello che nella vita voi non riuscite ad essere o anche quello che non vorreste mai essere. Continua a leggere→

Pubblicato in Monologo teatrale, Ricordi | Contrassegnato teatro

La saponificatrice

Pubblicato il 28 Novembre 2008 da lucas

(voce maschile fuori scena)
“Signori e signore della giuria… domandatevi… domandatevi pure…: come può una donna di tal esile statura, aver da sola compiuto un simile ‘lavoro’, così cruento e pur così faticoso. Come può aver fatto tutto questo in meno di mezz’ora? Perché tanto era il tempo che la domestica impiegava a tornare. Certamente signori, il figlio l’ha aiutata!”

(Pausa) Ancora ricordo la voce dell’avvocato dell’accusa, ancora ne odo il tono stride, ancora avverto l’odio, la rabbia irrefrenabile che dal fondo dello stomaco risaliva su e mi pervadeva i sensi, quella rabbia che provavo quando quel verme pronunciava il nome di Giuseppe mio figlio. Continua a leggere→

Pubblicato in Monologo teatrale

Uno piccolo spiraglio di luce

Pubblicato il 21 Novembre 2008 da lucas

Qualche tempo fa, dovevamo allestire uno spettacolo teatrale  all’interno del nostro laboratorio, dove ognuno di noi avrebbe avuto un monologo da interpretare. Come di solito avviene, all’interno del laboratorio avevamo più donne che uomini, così non avendo sufficenti monologhi per donne, ho pensato di provarne a scrivere uno. Ho passato diversi minuti su Internet alla ricerca di un tema adatto, poi, per caso, mi sono imbattuto sul tema della prostituzione. Ho letto dei rapporti della polizia, ho provato a calarmi nei panni di una di quelle ragazze ed ho iniziato a scrivere di getto. E’ stata un’esperienza intensa, non ho fatto una pausa nello scrivere e mentre lo facevo ho iniziato a piangere. Piangevo perché in quel momento ho provato l’angoscia di chi  nella vita non ha scelta, di chi per una serie di circostanze non ha potuto agire differentemente.

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Pubblicato in Monologo teatrale

Ti amerò per sempre

Pubblicato il 31 Ottobre 2008 da lucas

Ciao Giusé… come stai oggi? (Pausa) eh lo so… nun te lo dovrei chiede… ma che ce voi fà? pe’ troppi anni so’ cominciate così le giornate mie. Aprivo l’occhi e se m’accorgevo ch’eri sveglio, prima rimanevo ‘mpo zitta senza di’ niente… (con tono confidenziale e ambiguo) perché me piaceva guardatte de nascosto… Continua a leggere→

Pubblicato in Monologo teatrale

Il ricordo della vita

Pubblicato il 31 Ottobre 2008 da lucas

Ciao Giusé… come stai oggi?
(Pausa)
eh lo so… nun te lo dovrei chiede… ma che ce voi fà? pe’ troppi anni so’ cominciate così le giornate mie. Aprivo l’occhi e se m’accorgevo ch’eri sveglio, subbito te dicevo: “buongiorno amore mio come stai oggi?” che bello che eri quanno eri appena sveglio, co’ tutta la faccia ciancicata dar sonno. Mo’ ‘nvece apro l’occhi e vedo quella regazzina.
(Pausa)
Eh mbeh sì, da quanno sei annato via dorme ‘nsieme a me. Nun potevo mica lasciarla sola ‘ncamera sua, e poi, a ditte la verità, serve pure a me… pe’ nun sentimme sola. Ce manchi tanto…(sorride)…ce lo sai evvé? Continua a leggere→

Pubblicato in Monologo teatrale

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