Uno Spritz e un’aranciata

Capita a volte che debba prendere i bambini ma che Elisa tra le sue attività, faccia un po tardi e quindi ci troviamo io e Matteo a dover organizzare qualcosa da fare in un’ora d’attesa e di solito c’è una cosa che amo fare con lui: andare a passeggiare sulla spiaggia.

Così abbiamo fatto l’altro giorno, mano nella mano, lui senza scarpe, perchè le ha fatte fuori appena arrivati, ed io a godermi la sua e la mia serenità. Il mare è un ambiente perfetto per noi. Niente parole, il vento, niente rumori oltre quelli delle onde che frangono, ed uno spazio sterminato per fare le nostre corse dove vince sempre lui.

Il sole era quasi al tramonto, ed eravamo vicini ad un posticino carino per gli aperitivi, di quelli che hanno i tavolini quasi sulla sabbia e ti permettono di goderti lo spettacolo di fine giornata.

Ci sediamo al tavolo ed in quel momento accade qualcosa, un epilogo perfetto, qualcosa che le tante persone ai tavoli non possono aver notato, qualcosa che mi spiazza. Matteo con nonchalance mi guarda e mi chiede: “papà, cosa beviamo?”.

Lo so a voi suona “normale” per una scena di un padre ed un figlio super compagnoni, con tanta complicità, che amano stare insieme, che si godono un buon aperitivo, tutto giusto… ma togliete alla scena tutti i dialoghi. Perché una delle cose che fa l’autismo è questa, toglie i dialoghi ma lascia tutto il resto.

Me lo ha ricordato Matteo in quella occasione. I nostri momenti sono fatti di tanto silenzio ma tutto il resto è là! Quella frase non l’aveva mai pronunciata. figuriamoci mi è preso un colpo, sembrava provenire da qualcun altro. Ma in quella piccola frase ho potuto “sentire” la nostra complicità e la gioia di trovarsi li a condividere quel momento.

“Amore mio… uno Spritz e un’aranciata!”

Io e te davanti a mille tramonti verso l’infinito e oltre.

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