L’altro giorno vado dal dottore per via di un forte mal di schiena e lui dopo la visita mi fa la ricetta delle medicine. Mia moglie subito: “questa ce l’ho… questa forse…” arriviamo a casa e con fare disinvolto mi dice “guarda nel cassetto delle medicine“. Io senza rifletterci troppo, apro il cassetto e sbraaaaa… centinaia di migliaia di scatolette di medicine di ogni tipo. Le guardo per tre secondi.. immobile… poi, senza nemmeno toccarle, le dico: “non c’è” – “ma… hai visto bene?” fa subito lei, e non è che avevo dubbi su quello che mi avrebbe risposto. Che cerco a fare se dopo 10 minuti di ricerca che non trovo niente, arriva lei infila la mano senza guardare e estrae il coniglio dal cilindro?. Insomma, viene in camera, inizia a cercare e puntualmente trova la medicina e puntualmente… è scaduta! Centinaia di scatolette di medicine… e quella che mi serve è scaduta. Continua a leggere
Archivi autore: lucas
Novecento
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in una citazione di Gabriele Vacis che per chi non lo conoscesse, è il regista della prima messa in scena di Novecento di Alessandro Baricco, quella interpretata da Eugenio Allegri. Insomma leggendo quella citazione, mi sono ritrovato pienamente nel messaggio del regista che diceva: “il monologo è la più grande esperienza di solitudine cui un attore possa andare incontro”.
Manco a farlo apposta, pochi giorni prima avevo interpretato Novecento a Roma al CRAL della BNL e l’esibizione che a me non era piaciuta per niente, nonostante il giudizio di altri, mi aveva fatto sentire proprio quella terribile sensazione di cui parlava Gabriele Vacis: la solitudine.
Si è in scena, davanti a decine di persone e stranamente ci si sente soli! Probabilmente, quella solitudine, la si avverte ancor di più quando chi ti ascolta non ti da la sensazione di partecipare alle sensazioni che vorresti trasmettergli. Ecco, questa era la sensazione di quel giorno a Roma… cavolo, sembrava non mi stessero ascoltando. Sembrava che le mie parole da sole non bastassero a catturare l’attenzione del pubblico. Forse è stata colpa di un paio di blocchi di memoria che mi hanno causato non poco imbarazzo o forse chissà non era la mia serata. Continua a leggere
Voi da lì
Voi da lì, li sentite questi odori? L’odore delle gelatine cotte dai fari roventi, l’odore di stantio delle tende e dei feltri appesi lì da anni, l’odore del sudore che goccia dopo goccia ha bagnato queste tavole, l’odore del tempo che qui non sembra mai passare.
Voi da lì, come lo vedete il mondo? Io lo vedo attraverso questo riquadro di drappi. Il mio mondo è così… piccolo… da qui a la… ma può contenere tutto quello che voi avete la fuori. Può farmi diventare quello che nella vita voi non riuscite ad essere o anche quello che non vorreste mai essere. Continua a leggere
Vi siete mai arrabbiati con Dio?
Io no! O meglio, non mi era mai successo, fino a stasera. Il pezzo che stasera dovevo recitare ha suscitato in me forti emozioni; troppo forti. La colpa è di Guglielmo che come sempre ascolto forse troppo: “mi raccomando, tira fuori tutta la rabbia che hai! Non
pensare ai ‘virtuosismi’, devi essere incazzato con Dio”.
Io incazzato con Dio? Io che mentre provavo a casa per imparare il pezzo a memoria, dicevo “Zio” pur di “non pronunciare il nome di Dio invano”. Insomma, si, sono molto credente, anche se come tanti non praticante, ma non è questo il punto. Continua a leggere
La saponificatrice
(voce maschile fuori scena)
“Signori e signore della giuria… domandatevi… domandatevi pure…: come può una donna di tal esile statura, aver da sola compiuto un simile ‘lavoro’, così cruento e pur così faticoso. Come può aver fatto tutto questo in meno di mezz’ora? Perché tanto era il tempo che la domestica impiegava a tornare. Certamente signori, il figlio l’ha aiutata!”
(Pausa) Ancora ricordo la voce dell’avvocato dell’accusa, ancora ne odo il tono stride, ancora avverto l’odio, la rabbia irrefrenabile che dal fondo dello stomaco risaliva su e mi pervadeva i sensi, quella rabbia che provavo quando quel verme pronunciava il nome di Giuseppe mio figlio. Continua a leggere
Uno piccolo spiraglio di luce
Qualche tempo fa, dovevamo allestire uno spettacolo teatrale all’interno del nostro laboratorio, dove ognuno di noi avrebbe avuto un monologo da interpretare. Come di solito avviene, all’interno del laboratorio avevamo più donne che uomini, così non avendo sufficenti monologhi per donne, ho pensato di provarne a scrivere uno. Ho passato diversi minuti su Internet alla ricerca di un tema adatto, poi, per caso, mi sono imbattuto sul tema della prostituzione. Ho letto dei rapporti della polizia, ho provato a calarmi nei panni di una di quelle ragazze ed ho iniziato a scrivere di getto. E’ stata un’esperienza intensa, non ho fatto una pausa nello scrivere e mentre lo facevo ho iniziato a piangere. Piangevo perché in quel momento ho provato l’angoscia di chi nella vita non ha scelta, di chi per una serie di circostanze non ha potuto agire differentemente.
Ti amerò per sempre
Ciao Giusé… come stai oggi? (Pausa) eh lo so… nun te lo dovrei chiede… ma che ce voi fà? pe’ troppi anni so’ cominciate così le giornate mie. Aprivo l’occhi e se m’accorgevo ch’eri sveglio, prima rimanevo ‘mpo zitta senza di’ niente… (con tono confidenziale e ambiguo) perché me piaceva guardatte de nascosto… Continua a leggere
Il ricordo della vita
Ciao Giusé… come stai oggi?
(Pausa)
eh lo so… nun te lo dovrei chiede… ma che ce voi fà? pe’ troppi anni so’ cominciate così le giornate mie. Aprivo l’occhi e se m’accorgevo ch’eri sveglio, subbito te dicevo: “buongiorno amore mio come stai oggi?” che bello che eri quanno eri appena sveglio, co’ tutta la faccia ciancicata dar sonno. Mo’ ‘nvece apro l’occhi e vedo quella regazzina.
(Pausa)
Eh mbeh sì, da quanno sei annato via dorme ‘nsieme a me. Nun potevo mica lasciarla sola ‘ncamera sua, e poi, a ditte la verità, serve pure a me… pe’ nun sentimme sola. Ce manchi tanto…(sorride)…ce lo sai evvé? Continua a leggere
Filizeppo e i fiori magici
Raccontare fiabe è uno dei migliori strumenti che abbiamo per comunicare in modo chiaro e diretto con i nostri bambini. Lo spaventapasseri Filizeppo e il suo amico passero Fienolino, rappresentano in queste quattro fiabe il mondo adulto e il mondo bambino cercando di lasciare al piccolo lettore chiari messaggi sui valori dell’amicizia, la lealtà, il coraggio e l’amore. I guadagni provenienti da questo libro saranno interamente devoluti all’Associazione Futuro ONLUS di Pomezia (Roma).
Stai pe’ diventà padre
Stai pe’ diventà padre…
e pe’ certe cose… stamme a sentì:
dovrai attaccà er cappello.
Hai capito che te dico? nun poi fa più er monello!
Stai pe’ diventà padre…
ch’avrai ‘n chiodo fisso ‘n testa…
ma che stai a pensà? mica quello!
la creatura… er motivo della festa.
Stai pe’ diventà padre…
e certo… e che ce vò?
togli er pannolino, st’attento ar vestitino,
sciacquaie er culetto, poggialo sul letto.
“Attento che te cade! metteie er ciuccetto…”
“Oddio l’ha sputato! è annato sotto al letto.”
“E so giorni che nu dorme! ‘so le colichette!”
er ciuccio, l’aria quanno magna…
…ma la cacca l’hai guardata?
Stai pe’ diventà padre…
nun so ditte che vordì, nun l’ho capito manco io,
la vita m’è cambiata eppure ancora so contento,
perchè co’n pupo tra le braccia te scordi tutto quanto.