Sapevate che nei musei, nei parchi divertimento, nelle fiere ed in tantissimi eventi, viene spesso offerto gratuitamente il biglietto d’accesso a persone disabili e quindi anche autistiche ed ai loro accompagnatori? L’ho sempre trovato un bel gesto.
E così aut-famiglie già largamente provate dai costi salati delle terapie “non coperte” dal servizio sanitario, possono accedere con i loro bambini a fiere, mostre ed attrazioni che possono in qualche modo allontanare per qualche ora i loro figli dai problemi quotidiani dell’autismo.
Ora il problema è che proprio nel momento in cui posso dire “Che figo! sono autistico e non pago il biglietto perchè qui sono ben voluto!” c’è sempre qualcuno all’ingresso che ti chiede l’aut-patentino!
Ogni volta che potremmo usufruire di qualcosa che ci faccia sentire meno diversi, ci si chiede prima di “certificare” la nostra diversità!
Cari bigliettai e capi dei bigliettai, ora, pur comprendendo che si cerca di evitare che qualche parassita usufruisca ingiustamente di questo beneficio, vorrei provare a farvi capire una cosa…
Quel documento che ci chiedete ogni volta non è un semplice foglio, ma è qualcosa che ha certificato per sempre il cambio di vita della mia aut-famiglia e di quella del mio bambino… tirarlo fuori non è proprio come esibire il greenpass.
Ho provato a immaginare soluzioni alternative al fornire il documento, ma non c’è niente che possa contribuire al vostro scopo di controllare gli accessi, senza indirettamente “etichettarci”.
Solo una cosa c’è, ed è uno strumento a metà strada tra la testa e il cuore: la ragionevolezza!
Se vedi che ti sto mostrando un documento, non star li a leggere e ad essere sicura che ho vinto! E soprattutto… se hai davanti a te un meraviglioso bambino che in effetti sembra un po strano, magari fatti bastare la sua stranezza e non chiedere nessun documento…
se sbaglierai vorrà dire che un parassita avrà avuto un biglietto gratis… ma se il tuo istinto avrà avuto ragione, avrai dato il miglior benvenuto possibile a quel bambino e a tutta la sua famiglia, allora si che quel gesto sarà pregno di umanità e di inclusione.