Oggi è la giornata dell’orgoglio autistico… ed io sono certo che molti di voi si domanderanno: “ma che c’è da essere orgogliosi?”.
Sono un papà di una famiglia autistica. Mi piace definirci così, perché l’autismo è qualcosa che non si ferma ad un singolo individuo e indirettamente e prepotentemente “contagia” tutta la famiglia.Siete spaventati da questo contagio? Questo perché non sapete che il contagio da autismo, è capace di trasformare le persone in guerrieri!
L’autismo è capace di trasformare migliaia di mamme, di papà, di fratelli e sorelle, in un esercito di persone che tutti i giorni combattono contro un mostro che tiene in mano i loro figli o fratelli. Sono orgoglioso di questo! Sono orgoglioso della battaglia che insieme alla mia famiglia combattiamo tutti i giorni.
Ma siamo solo all’inizio dell’orgoglio che provo. Perché tra i motivi del mio orgoglio più grande, c’è il guerriero primo, mio figlio. Non si può capire cosa sia la forza e la voglia di farcela, fino a quando non si vede lottare una persona, contro le proprie difficoltà, per ogni singolo istante della propria vita.
Mio figlio è un guerriero e questo mi rende orgoglioso. Se avete figli, vi sarà certamente capitato di dire “non cambierei mio figlio per niente” ecco, a me capita di pensarlo infinite volte. Mio figlio è un essere perfetto! E’ il mondo la fuori che non lo è per lui.
Ora sta a voi decidere: potete pensare che io sia patetico, oppure voltarvi ed osservare il mondo “normale” con i nostri stessi occhi e insieme a noi lottare per renderlo realmente inclusivo.
Io sono orgoglioso perché mio figlio, come dice sempre sua sorella, è un dispensatore di felicità. Una persona che è stata capace di ricondurci alle cose semplici, ad esultare per miglioramenti impercettibili, a gioire per traguardi che agli occhi degli altri sembrano banali.
Sono orgoglioso perché mio figlio è capace di suscitare empatia. E’ capace di farsi amare da tutti senza comunicare verbalmente. E’ capace di trasmettere la sua purezza attraverso i suoi occhi… e grazie a tutto questo, è capace di essere un condottiero per un intero esercito di persone al suo fianco: Noi, la sua famiglia, le sue terapiste, le sue insegnati, i suoi compagni di classe, i genitori dei compagni di classe, i nostri amici più stretti e con essi, tutte le persone che almeno una volta lo hanno potuto incontrare…
… chiedetemi ancora se sono orgoglioso.