Trappola per topi

Pensate ai topi! Ora, la prima cosa che vi verrà in mente, è sicuramente qualcosa di disgustoso, di sporco, di infimo, ma vi siete mai chiesti come pensa un topo? come si comporta? Probabilmente il vostro preconcetto, i ricordi di bambino, le immagini raccapriccianti di qualche film, hanno sempre risposto per voi. E’ così! L’aspetto conta, i preconcetti contato, il sapere comune conta, tutto questo finché un giorno accade qualcosa che ti fa capire che tra te e un topo, forse non c’è tanta differenza e che forse, il vero topo sei tu.topo

Qualche anno fa, in quel bellissimo periodo in cui ero ancora uno “studente”, avevo due splendidi cavalli di nome Principe e Pegaso. E’ una storia lunga quella dei cavalli e della piccola “fattoria” che mi ero costruito sotto casa, ma non è la storia che voglio raccontare. Insomma, nella mia fattoria, oltre ai due cavalli, avevo anche qualche gallina che ogni tanto faceva le uova e un gallo che stava li a fare… emmh… il gallo.

Una piccola fattoria che per uno studente è un impegno enorme. Immaginate ad esempio tutte le mattine, dover andare ad aprire i cavalli ed accudirli e la sera richiuderli e una volta a settimana pulire la stalla e diverse altre responsabilità. Un impegno enorme, ma per me un’esperienza fantastica. Già solo tornare da scuola e mettermi sul cavallo per poi andare nel bosco, era una di quelle cose che da sola appagava tutti i miei sforzi.

Tra i vantaggi, ovviamente, c’era pure quello di essere un piccolo produttore di uova. Il fatto è però che da qualche giorno, quando tornavo la sera, non trovavo più nessun uovo. Ora, le galline erano sempre quelle, il gallo, pure se non c’entrava niente, era sempre quello, il mangime anche… finché qualcuno mi disse: “forse ci sono i topi, quelli grossi, che si portano via le uova!”.

I topi? Mi chiesi. In effetti era possibile, visto che vicino al pollaio, c’era un piccolo albero di nocciole, sotto il quale, molto spesso, trovavo piccoli mucchietti di gusci di nocciole e mi ero sempre chiesto chi riusciva ad aprirli e a mangiarli in quel modo. Così andai in ferramenta e comprai una di quelle trappole a forma di gabbia che in pratica prende il topo vivo.

La stessa sera posizionai la trappola vicino al mio piccolo pollaio, accudii i miei cavalli e me ne andai a casa. La mattina dopo, come tutti i giorni, accudii i miei cavalli, liberai le galline e il gallo e andai a controllare la trappola per vedere se quei maledetti ladri di uova c’erano cascati. Niente, era vuota. Andò così per qualche giorno, poi persi interesse e smisi di controllare lasciando lì la trappola. Il mistero dei ladri di uova e di nocciole restava irrisolto.

Passò circa una decina di giorni, poi un giorno durante il fine settimana, quando c’erano i lavori più faticosi da fare, mi ricordai che la trappola era ancora là, vicino al pollaio. Così, senza crederci troppo, andai a vedere se mai fosse scattata.

Quel che mi lasciò secco, non fu il fatto che la trappola era chiusa e che al suo interno c’era un topo enorme. Non fu il fatto che il topo era morto e anzi era come rinsecchito, disidratato. Ma fu il vedere che vicino al bordo della gabbia, proprio vicino a quel che rimaneva della testa del topo morto, c’era un mucchietto di nocciole intere e un mucchietto di gusci aperti. Fu il capire in un attimo, che qualcuno, non certo umano, aveva cercato di sfamare quel topo in gabbia, portandogli le nocciole prese dall’albero vicino. Fu il capire che “l’empatia”, quella stessa che di solito si attribuisce agli umani, era qualcosa che apparteneva anche ad un animale come un topo. Perché solo per empatia un altro topo aveva potuto capire la sofferenza di quello nella gabbia, la sua fame. E purtroppo, per quella stessa empatia, quel topo aveva vissuto dal vivo la fine del suo compagno che non potendo bere, morì disidratato.

L’aspetto non conta, i preconcetti non contato, il sapere comune conta poco, tutto questo da quando un giorno, è accaduto qualcosa che mi ha fatto capire che tra me e un topo forse non c’è tanta differenza e che forse, il vero topo, sono stato io.