L’Estate di San Martino

Capita ogni tanto che da genitore separato, ho delle ore una tantum da dedicare ai miei figli, magari anche in concomitanza del fatto che li vado a prendere a scuola. E’ capitato oggi, quando ho preso Elisa alle 16:00 e l’avrei dovuta riportare a casa dalla mamma alle 17:00. Un’ora insieme! Ora, in un’ora si possono fare molte cose, ma quando Doriana mi ha detto che in quell’ora, se ci riuscivo, dovevo anche fargli imparare la poesia “San Martino” di Giosuè Carducci, non ero proprio contento. Avete presente no? “La nebbia gli irti colli pioviggiando sale…”. elisa1

A parte che quella poesia mi ricordava tristemente la canzone di Fiorello, c’era pure il fatto che in quell’unica ora che quel giorno avrei passato con  mia figlia, proprio non mi andava di dedicare del tempo a Giosuè Carducci. Insomma, ero abbastanza scocciato, finchè mi è venuta un’idea tanto stramba quanto assurda.

Ore 16:00 sono fuori scuola di Elisa, la prendo e le dico che dobbiamo assolutamente imparare la poesia. Ora, il fatto è che Elisa sa bene che da papà “attore” quale sono, imparare la poesia non significa soltanto impararla a memoria, ma comprenderla e saperla recitare con sentimento! Ed è per questo che ho pensato ad un posto particolare dove passare la nostra ora per imparare quella poesia.

Arriviamo 10 minuti dopo. Parcheggio la macchina. Non c’è un’anima “viva” in giro. Un piccolo cartello indica che la chiusura sarà proprio alle 17:00 quindi perfetto per noi. Non dico niente ad Elisa, non le spiego dove stiamo andando. Lei è curiosa ma ovviamente si fida e mi segue nel lungo viale che stiamo imboccando.

Dopo un bel pezzo a piedi in quello che è una specie di parco ben curato, ci fermiamo davanti ad un lungo muro di pietra con una porta al cui fianco è fissata una scritta in bronzo “1939 – 1945 Deutscher Soldatenfriedhof” ovvero “1939 – 1945 Cimitero Militare Tedesco”. Elisa non capisce.

Prima di attraversare quella porta, spiego ad Elisa che quello è il periodo della 2° guerra mondiale; che i Tedeschi erano nostri alleati ma sono stati anche nostri invasori; che hanno sterminato milioni di ebrei; che volevano conquistare il mondo intero; che in quel periodo sono stati in qualche modo, la rappresentazione del male. E proprio in quel momento, ovvero nel momento in cui avevo dipinto nel peggiore dei modi l’esercito tedesco, l’ho invitata ad attraversare quel muro.

27.443 sono i soldati tedeschi sepolti a Pomezia. Elisa, immobile affianco a me, guarda incredula le migliaia di lapidi perfettamente allineate su un bellissimo prato verde. Allora le spiego che la maggior parte di quelle lapidi copre il corpo di giovani ragazzi che hanno lasciato la loro famiglia per non ritornare più a casa, le spiego che quello che ha davanti è il risultato delle guerre, le racconto che nonostante le guerre, l’odio, la cattiveria,  alla fine gli uomini si ritrovano tutti lì, sotto terra, tutti uguali.index

Poi ci avviciniamo alle lapidi e insieme iniziamo a leggere le date per calcolare rapidamente l’età di quei soldati. Elisa rimane stupita quando scopriamo che la maggior parte di loro ha poco più di 20 anni.

Ad un certo punto però mi chiede: “papà ma perchè siamo qui?”. Non le rispondo,  le chiedo di seguirmi e la accompagno fino ad una specie di altare rialzato che si trova in fondo al cimitero. Da quel punto si domina tutta la distesa di lapidi. Quindi tiro fuori il quaderno dal suo zaino e la invito a ripetere la poesia per poi spiegarle che avremmo dedicato quella poesia a tutti quei ragazzi.

Credetemi, è stato bello vedere che Elisa si è impegnata da subito non in una semplice lettura, ma in una vera e propria interpretazione di quella poesia. Era come se sentisse effettivamente la presenza di quelle 27.443 persone che in quel momento la stavano ascoltando. Ed è così che è andata.

Non potevamo trovare un luogo più tranquillo per dedicarci alla poesia di Carducci, non potevamo trovare un motivo più valido per dedicarci ad una sentita interpretazione e sono sicuro che se da qualche parte quei ragazzi potevano sentirci, beh, erano ben felici che una bambina di 9 anni fosse venuta a dedicare loro una poesia.

Ore 16:45 tra circa 15 minuti il cimitero chiude ed io ho paura che chiudano i cancelli e restiamo dentro, così chiamo Elisa e andiamo via. Uscendo, noto che c’è in un angolo il classico quadernone dove è possibile lasciare scritto un pensiero, così lo spiego ad Elisa e le chiedo di scrivere qualcosa.elisa2

Ora, che ci si può aspettare da una bambina di 9 anni? Magari un “Ciao da Elisa”, invece dopo pochi secondi la vedo prendere la penna e scrivere: “Riposate in pace senza guerra e ansia di morire”. Quella frase mi colpisce, la parola morte non è mai bella detta da un bambino e pensando male le chiedo: “Scusa Ely, ma perchè… tu hai ansia di morire?” e lei con naturalezza mi risponde: “papà, ma se questi ragazzi erano in guerra, io mi immagino che mentre combattevano avevano l’ansia di morire, non credi?”.

sanmartino