Piccole bolle di vetro

Sapete cos’è l’autismo? Sapete com’è un bambino autistico? Il modo migliore per comprendere un bambino autistico, è probabilmente quello di immaginarlo all’interno di una bolla di vetro trasparente. Ora, la particolarità è che da fuori si vede perfettamente il bambino che è all’interno, tuttavia chi è dentro la bolla, o meglio il bambino, ha una visione totalmente diversa di quello che accade fuori.

Cosa vede il bambino? Delle volte forme, luci e suoni bellissimi, soavi, leggeri, gradevoli, amabili; altre volte invece tutto quel che percepisce: le luci, i suoni, le forme insomma tutto! Diventa: assordante, abbagliante, sgradevole, spaventoso e tutto questo in tempi e contesti assolutamente casuali.Piccole bolle di vetro

Ora, se volete capire meglio, immaginate un bambino che ha tre anni. Ah già! non vi ho detto che è questa l’età in cui si forma la bolla di vetro, generalmente non prima e non dopo, dicevo, immaginate un bimbo, libero da qualsiasi filtro di vetro che fino ai tre anni come è ovvio che sia, riconosceva perfettamente le immagini, gli odori i suoni e ovviamente le parole della propria mamma. Immaginate poi a poco a poco, non subito, non immediatamente, a poco a poco, che il bambino veda il formarsi intorno a se di una bolla di vetro che piano piano distorce tutti i suoni, le forme e gli odori.

Da quel momento la semplice parola “mamma” che magari il bambino già pronunciava, inizia ad emettere per le sue stesse orecchie un suono diverso, un suono magari sgradevole e così da quel momento quel bambino non dice più “mamma” e quei profumi che magari avevano i suoi vestiti o quelli della mamma, diventano improvvisamente puzze. Perfino quelle lucine che giravano sul soffitto della cameretta diventano lampi infuocati.

Quel bambino allora, agli occhi di tutti, “stranamente” smette di sorridere, non parla più, sembra sordo, ha lo sguardo spento, anzi molte volte lo sguardo è perso, fisso verso un angolo vuoto della cameretta, dove magari non c’è niente, dove magari è solo quel niente che cerca e vuole guardare.

Il bambino allora non cresce più, certo, fisicamente diventa sempre più grande ma la sua età, quella evolutiva, si ferma, anzi per un po’, confuso dalla bolla di vetro, regredisce, torna indietro. Beh è chiaro no? come si può crescere se le parole che ti dicono sono incomprensibili e con esse i gesti, i suoni, le forme che ti circondano?

Succede allora che la natura che ha fatto dell’uomo qualcosa di adattabile a tutte le situazioni, spinge quel bambino a fare solo quello che riesce a comprendere, ma a farlo e rifarlo per decine, centinaia, migliaia di volte. Ecco, queste sono le stereotipie. Il bambino ripete mille volte parole o gesti e lo fà perché solo quello sà fare, ed in quello trova sicurezza e cerca di lottare contro la sua frustrazione di non saper far altro.

La bolla di vetro ora è ben formata, spessa, chiusa perfettamente intorno al bambino. Ed il bambino, chiuso nella bolla, si chiude al mondo esterno e si chiude nel suo di mondo, quello all’interno della bolla di vetro.

Ecco in pochissime parole cosa è l’autismo per un bambino.

Poi però l’autismo è anche altro, perché la bolla racchiude il bambino ma genera intorno a se un alone che ovviamente travolge tutti quelli vicini alla bolla stessa. E così, per chi è vicino alla bolla, ci sono notti insonne, milioni, miliardi di pensieri, angosce, ansie, stress, fatica e succede allora una cosa strana; improvvisamente è come se intorno alla famiglia si creasse un’altra bolla, ma più grande di quella del bambino, una bolla costruita dalla famiglia stessa per proteggere la bolla più piccolina, per non farla vedere agli altri, per non farla giudicare dagli altri, perchè gli altri a volte non comprendono che dentro la piccola bolla c’è un bambino, c’è il loro bambino. E pochi entrano…. e la famiglia, si chiude… anch’essa.

A questo punto però succede qualcosa e succede solo per via del fatto che la natura o Dio o scegliete voi, insomma qualcuno, affida le piccole bolle di vetro solo ed esclusivamente a famiglie, ad una madre ed un padre che hanno una forza speciale, quella forza che occorre per tirar fuori il proprio bambino dalla bolla di vetro.

La mia famiglia ha reagito! Il nostro bambino è ancora là, nella bolla di vetro, ma è in una bolla che è sempre più fragile, una bolla che lascia ogni tanto al nostro bambino la possibilità di vedere e sentire bene cosa succede fuori, una bolla che lascia al nostro bambino la possibilità di dirmi “ciao papà!” quando la sera arrivo a casa, già! per la prima volta, dopo circa un anno che ogni santo giorno quando arrivavo a casa e lo salutavo con tutto l’entusiamo che riuscivo a recitare, non faceva altro che continuare a fissare qualcosa di inutile o a guardarmi, a volte, ma con nessun interesse.

Come abbiamo fatto? Abbiamo conosciuto degli angeli speciali. Ecco, non è facile spiegarvi. Sono camuffati la maggior parte delle volte da giovani ragazze. Non le distingui facilmente, sembrano ragazze come le altre, ma nascondono in se quella forza necessaria a frantumare qualsiasi bolla di vetro.

E così Arianna, Giuseppina, Luciana, Martina, Paola, Rita, Serena con l’amore e la passione assolutamente necessaria a svolgere il lavoro che fanno, si stringono tenendosi per mano intorno alla bolla di vetro del nostro bambino e piano piano, non subito, ma piano piano, noi lo vediamo sempre più sereno, felice di capire e farsi capire, con lo sguardo che sempre più fissa noi e non gli angoli vuoti, con lo sguardo di chi capisce sempre più che fuori da quella bolla di vetro c’è un mondo diverso certo, ma soprattutto tanto e tanto amore solo per lui.

Guardate sempre oltre la bolla!