Non c’è da meravigliarsi se oggi in tv si vedono tantissimi programmi legati ai sentimenti e alla cucina. Non voglio discutere del livello o della qualità di tali programmi, ma mi interessa sottolineare la vicinanza tra amore e cibo. L’amore e il cibo sono forse le più importanti necessità che abbiamo. Iniziamo la nostra esistenza ciucciando latte dalla tetta di mamma, come può tale connubbio non accompagnarci per tutta la vita?
E così la maggior parte dei nostri momenti migliori li viviamo o in un letto o seduti ad un tavolo! Socializziamo e festeggiamo con gli amici, con la nostra famiglia, con il nostro amato e inevitabilmente ogni giorno rafforziamo il rapporto tra il cibo e le emozioni.
Ora, da qualche tempo mi dedico alla cucina e non ho potuto quindi non guardare certi programmi televisivi. Vi sarà capitato no? Di vedere quei cuochi, anzi, chef che fantasiosi accostano il sapore delle “zampe di quaglia siberiana uccisa d’estate al tramonto”, a profumo di chi sa quale spezia esotica raccolta solo durante il plenilunio.
Come molti, affascinato da queste peripezie culinarie, non ho potuto, non ho resistito, non ce l’ho proprio fatta a non provare qualche accostamento inconsueto, insomma, strano. Vi ricordate no? quando da bambini mangiavate panini con maionese e nutella? Dai! Ognuno di noi ha avuto quel momento lì, il momento delle schifezze! Ecco, la faccia di mia moglie quando preparo certi piatti, è la stessa di mia madre quando mangiavo quei panini!
Poi però è successa una cosa. Un giorno, anzi una sera di quelle che vado a mangiare dai miei genitori. Ero a tavola nell’attesa del piatto e sapendo che mia madre cucina molto bene, ero li aspettando chi sa quale pietanza. Quella sera però non aveva cucinato mia madre, ma mia nonna.
Arriva la pentola che viene messa al centro del tavolo e già da quel momento qualche cosa mi scuote. Non capisco cosa succede, ma sono gli odori, gli odori che escono da quella pentola i colpevoli di tutto. Non resisto, apro il coperchio e guardo dentro e in un istante vengo catapultato indietro di 30 anni.
Uova al sugo di pomodoro! Ora, non so se riuscirò a trasmettere a chi legge le sensazioni che ho provato nel vedere, nell’odorare, nell’assaporare quel piatto, perchè i sensi coinvolti sono troppi.
In quel momento, alcune immagini si sono fatte vive in me: Una pentola che borbotta; un sugo che bolle; io che torno da scuola all’ora di pranzo e vado a casa di nonna; lei che per spegnere la mia fame, in attesa di nonno, come ogni giorno prende una fetta di pane, la intinge nel sugo e me la mette in un piatto. Un momento fantastico.
Come un piatto, del quale scopri i sapori di forchettata in forchettata, in quello stesso istante, tra le altre cose, agli occhi e nel naso, mi è arrivato il ricordo più bello: l’odore dei suoi abbracci. Negli abbracci di nonna c’era l’amore ed i profumi della terra, mischiati sapientemente insieme a condire momenti indelebili.
Nonna, con un piatto che più semplice non poteva essere, quella sera ha cancellato ore ed ore di programmi televisivi, di ricette complicate o di chef stellati. Non ho resistito, le ho chiesto subito la ricetta e quando mi ha detto le poche cose che c’erano in quel piatto, beh, ho capito una cosa, importantissima, forse fondamentale per qualsiasi vero cuoco.
In tutti i piatti di mia nonna c’è un ingrediente fondamentale, uno di quelli che tanto più lo usi e tanto più è buono il piatto. Uno di quelli che ti accompagnano dal momento in cui, pensando alla persona, ti chiedi cosa cucinare, al momento che servi in tavola e aspetti che quella stessa persona porti alla bocca la prima forchettata.
Quella sera ho imparato che cucinare per qualcuno, è come amare e non importa cosa cucini. La passione e l’amore che ci metti, passa attraverso i sapori e magicamente li esalta, trasformandoli nella pietanza di cui tutti abbiamo più bisogno.