Ci sono parole che da sole dicono poco o anche niente ma se usate in un certo modo, se dette in un certo momento…
Sabato 14 aprile, ci svegliamo tardi, in programma abbiamo una festa di compleanno per bambini nel primo pomeriggio, così la mattinata passa da prima sul lettone, tutti insieme a giocare e poi continua oziando in casa, nell’attesa di arrivare al primo pomeriggio.
Finalmente usciamo da casa ed Elisa, come al solito, è euforica all’idea di andare ad una festa di compleanno. Arriviamo… ci sono tantissimi bambini, troppi bambini e come spesso capita quando l’ambiente è troppo “movimentato” la mia bambina trova difficoltà ad inserirsi… ehm… lei è una “principessa” e come tale ama la calma. Così in mezzo a quella marmaglia di bambini che urlano e si lanciano giocattoli, la vedo prendersi pochi dolcetti dal tavolo del buffet, sistemarli su un piattino di plastica, versarsi l’aranciata in un bicchiere di plastica e poi sedersi ad un tavolino, di plastica anch’esso.
Seduta la in mezzo mi fa un po tenerezza, mi piacerebbe andare lì ad abbracciarla, ma poi penso che è giusto viva la sua infanzia e trovi da sola il modo di cavarsela. Poco dopo, guardando di nuovo verso di lei, mi accorgo che ha fatto amicizia con un’altra bambina, calma, come lei e con lei siede sullo stesso tavolino di plastica di prima, chissà cosa si dicono.
Andiamo via dalla festa, è abbastanza tardi e abbiamo praticamente già cenato spizzicando sul tavolo del buffet. Non pienamente soddisfatto chiedo a Doriana di andare in qualche locale per mangiare ancora qualcosa. Doriana però è stanca e così mi viene l’idea di andare con Elisa a prendere un aperitivo. Lo facciamo spesso quando insieme torniamo a casa la sera: io da lavoro e lei dall’asilo. Elisa è contentissima.
Dopo aver lasciato la macchina in garage, a piedi raggiungiamo il locale dove di solito andiamo, è pieno di coppie e di ragazzi giovani. Con Elisa ci sediamo ad un tavolo e di colpo mi rendo conto che in quel momento siamo come lei e la sua amica alla festa… soli e diversi in mezzo a decine di persone.
Ordinata l’aranciata per lei e un cocktail per me, iniziamo a parlare di cose di poco conto. Il bello non è nella qualità delle cose che ci diciamo ma nella quantità, nel fatto che amiamo parlarci e comunicare. Poi a un certo punto come spesso faccio mi viene di chiedergli… “qual’è stato il momento più bello della tua giornata?” e lei senza pernsarci un attimo mi risponde: “questo”. A stento ho trattenuto l’emozione.
Ci sono parole che da sole dicono poco o anche niente ma se usate in un certo modo, se dette in un certo momento…